Liposcultura ad ultrasuoni
Lo strumento utilizzato in questa metodica è frutto delle tecnologie più avanzate e rappresenta la sintesi di anni di ricerca per tentare di dare una nuova interpretazione della liposcultura corporale.
Questo strumento tende a rimuovere il tessuto adiposo in eccesso. Per la prima volta, infatti, ci troviamo di fronte ad un sistema che non è atto ad aspirare in maniera anarchica cellule adipose e strutture circostanti, bensì a dissolvere, selettivamente, mediante una sonda smussa in titanio che emette ultrasuoni, solo quei tessuti indesiderati che costituiscono gli inestetismi che vogliamo rimuovere. Qui analizzeremo i principi fisici su cui è basata questa metodica, le sue possibilità cliniche di applicazione ,a seconda delle differenti aree dove sono trattate, con le indicazioni e i vantaggi che rappresenta.
Sono più di 20 anni che la lipoaspirazione è usata nella pratica chirurgica. Molti sono stati gli autori che hanno dato fondamentale contributo alla metodica della lipoaspirazione plastica, come Fischer etc. Tuttavia, dal momento in cui Fischer , nel 1976, ebbe l’intuizione di rimuovere il tessuto adiposo in eccesso con una cannula vuota collegata ad un apparato in aspirazione, tutti i miglioramenti della tecnica sono stati marginali, perché non hanno modificato il principio su cui si basa la tecnica. Infatti, di qualunque tipo sia la cannula usata o la sorgente di aspirazione, e qualunque sia lo schema di trattamento, si vanno a creare nel tessuto adiposo trattato dei tunnels che per gravità si accollano, riducendo lo spessore del tessuto stesso. È chiaro che, con la semplice aspirazione ,verranno portate via in modo anarchico non solo tessuto adiposo, ma anche le strutture circostanti come vasi, nervi e linfatici, che daranno origine ad una serie di effetti collaterali indesiderati. Questa nuova metodica, invece, basata sulla utilizzazione chirurgia dell’energia ultrasonica, permette la distruzione selettiva del solo tessuto adiposo in eccesso, o meglio della sola frazione fluida che ne rappresenta il 90% del volume.
In questo modo, inoltre, vengono conservate tutte le strutture che costituiscono il supporto connettivale del tessuto, estremamente ricco di collagene autologo, che risultano preziose per i fenomeni riparativi postoperatori.
Questa metodologia, ormai accettata nel mondo scientifico internazionale con il nome di liposcultura ad ultrasuoni, non presenta, se usata scrupolosamente, effetti collaterali indesiderati.
Questa tecnica è basata su 4 punti fondamentali:
1) pianificazione pre-operatoria;
2) la preparazione delle aree da trattare mediante l’infiltrazione di una soluzione speciale
3) il trattamento ultrasonico vero e proprio
4) il modellamento manuale delle aree trattate.
Vediamo ora la fase di marcazione pre-operatoria.
Il paziente va sempre disegnato in posizione ortostatica: in questo modo si rendono evidenti le zone da trattare.
Su paziente in posizione ortostatica vengono disegnate delle vere e proprie mappe topografiche altimetriche con delle linee concentriche che vanno dall’interno all’esterno. La parte più interna rappresenta la zona di maggior rilievo e che quindi avrà bisogno di un maggior tempo di esposizione agli ultrasuoni per essere asportato..
Il disegno è fondamentale in questa metodica. Infatti qui, non effettuando alcuna aspirazione dei tessuti adiposi, con conseguente accumulo in contenitori graduati, vengono a mancare quei basilari parametri di valutazione quantitativa che spesso costituiscono l’unica guida per la pianificazione di un intervento di lipoaspirazione tradizionale.
Si passa quindi alla seconda fase che è quella della tumescenza. La tumescenza delle zone da trattare si ottiene infiltrando i tessuti con una soluzione preparata precedentemente.
Si passa quindi alla fase di infiltrazione della zona.
Sviluppando e modificando i concetti dell’anestesia tumescente e della idrolipoclasia di klein, utilizzeremo una speciale soluzione che assolve a molteplici funzioni:la soluzione è composta da una soluzione anestetica, come marcaina o lidocaina, da vasocostrittori, come adrenalina o epinefrina, e da bicarbonato di sodio destinati a prolungare l’azione analgesica, ridurre la densità dei tessuti, fragilizzare la membrana degli adipociti, che così si rigonfiano e risulteranno più fragili.
Naturalmente esiste un protocollo che illustra i dosaggi e le proporzioni da seguire nella formulazione della soluzione.
L’acqua distillata provoca un transito osmotico di fluidi dall’esterno verso l’interno, con conseguente rigonfiamento della cellule stessa, risultando quindi più fragili all’azione degli ultrasuoni; la condroitin solfatasi facilita l’azione di scioglimento delle membrane cellulari potenziando l’effetto degli ultrasuoni su una membrana cellulare già debole. La soluzione da iniettare viene preparata prima dell’intervento dall’anestesista, il quale è presente durante tutto il periodo dell’intervento stesso, la cui funzione è quella di tenere sotto monitoraggio cardiaco e ossimetrico il paziente stesso.
Si procede all’infiltrazione delle zone con speciali aghi collegati ad una siringa o alla pompa di klein, che è una siringa a flusso continuo. Se osserviamo una sezione di tessuto adiposo questo risulterà omogeneamente infiltrato e quindi pronto a ricevere l’energia ultrasonica. Si passa alla fase chirurgica vera e propria della metodologia in cui l’energia viene portata a diretto contatto dei tessuti per dare gli effetti desiderati.
Questi effetti sono dati da una azione micromeccanica, da una azione termica, ma soprattutto dalla azione fisica della cavitazione, in cui la cellula adiposa rigonfiata per effetto osmotico della soluzione introdotta e resa più fragile dalla presenza dell’acido condroitinsolforico, scoppia sotto l’azione dell’ultrasuono.
Il grasso che fuoriesce dalla cellula, per azione termica dell’ultrasuono, si scioglie e si raccoglie come fluido nel sottocute.
E’ proprio la cavitazione che costituisce la chiave di Volta della metodica illustrata. Infatti le prime cellule sono le adipose ad essere colpite dall’energia ultrasonica, mentre tutte le altre cellule vengono rispettate. Vediamo cosa succede ad un frustolo di grasso prelevato dal sottocute. Questi sotto l’azione dell’ultrasuono si dissolverà lasciando una parte solida che è la membrana cellulare ricca di fibre collagene, mentre la parte liquida si adagia sul fondo. Il collagene che rimane adempie ad una funzione di collante tra le strutture superficiali (epidermide) e i tessuti sottostanti, dando quell’EFFETTO LIFTING tanto desiderato; ecco perché con questa metodica gli avvallamenti e le imperfezioni cutanee che spesso compaiono nella Liposuzione normale, nella liposcultura non sono presenti.
Tecnica operativa
In sala operatoria si prepara la sonda al titanio, connettendola al trasduttore che è collegato alla macchina che emette ultrasuoni: si passa al trattamento vero e proprio, introducendo la sonda al titanio nel tessuto sottocutaneo, attraverso piccole incisioni che vengono fatte sulla zona da trattare. Si usa questa sonda come una
normale cannula da lipoaspirazione. La sonda ad ultrasuoni è molto più precisa e più selettiva di una cannula normale inoltre si può lavorare in zone superficialissime del sottocute. E l’azione termica dell’ultrasuono, con la stimolazione del derma, provvedono a dare quell’effetto lifting che è prerogativa dell’utilizzo degli ultrasuoni.
Si passa infine al rimodellamento manuale, usando uno speciale rullo sulle zone trattate.
Le manovre di premitura e rimodellamento devono essere condotte in maniera energica per ottenere il risultato desiderato, ma anche in modo delicato, per evitare quei danni microvascolari che abbiamo finora evitati. Dai fori di introduzione della sonda uscirà una emulsione costituita da liquidi e acidi grassi, che sono il contenuto delle cellule adipose di-sciolte. Quindi la frazione lipidica delle cellule grasse (acidi grassi) sono eliminati, le strutture ad alta intensità contenute, cioè il collagene autologo restano in loco, e danno alla superficie cutanea un aspetto molto liscio e regolare.
Post operatorio
A volte si rende necessario applicare un drenaggio in aspirazione per circa 24 ore con paziente a riposo. E’SEMPRE NECESSARIO APPLICARE UN BENDAGGIO CON SPUGNE tipo Reston per 7-10 giorni.
Di obbligo eseguire una medicazione compressiva con calze elastiche, 2 paia sovrapposti da 140 den per 30 giorni o con particolari lipopanty .
CONCLUSIONE
Ora illustrerò le caratteristiche e i vantaggi rispetto alla metodologia tradizionale.
Vantaggi :una distruzione selettiva dei tessuti indesiderati nel totale rispetto delle strutture circostanti (vasi e nervi linfatici);
questo comporta una riduzione del trauma chirurgico ed una ripresa post operatoria del paziente più rapida;
nella distruzione dei tessuti si avrà solo una eliminazione della frazione fluida indesiderata con totale conservazione del collagene autologo che lascerà nelle fasi riparative una superficie liscia e regolare.
Soprattutto caratteristica fondamentale della tecnica è l’ EFFETTO LIFTING, che si ottiene attraversouna stimolazione attiva della faccia profonda del derma con la stimolazione ultrasonica; questo si traduce nella possibilità di attuare questa tecnica in pazienti CON PELLE PARTICOLARMENTE RILASSATA E SOTTILE.
Particolarità di questa tecnica è che non vi è alcuno sforzo fisico da parte del chirurgo operatore e questo per l’estrema facilità di penetrazione della sonda nei tessuti trattati. In questo modo il chirurgo potrà ripetere nella stessa sessione chirurgica ripetuti interventi senza perdere sensibilità ed energia