Mastoplastica additiva: protesi si, protesi no

Si fa tanto di discutere di come eseguire una mastoplastica additiva: ‪‎lipofilling‬ (impianto di ‪‎grasso‬ autologo) o ‪‎protesi‬?
Facciamo un po’ di chiarezza sull’argomento.

Per lipofilling si intende impianto di grasso autologo prelevato dallo stesso paziente ed impiantato dove necessita (‪seno‬, ‪‎volto‬, e altre zone del ‪corpo‬ dove necessita ottenere un riempimento). Orbene, una certa quantità del grasso impiantato va incontro a lipolisi fisiologica, per cui, se ne impiantiamo 100cc ne attecchirà solo il 65-70% circa. Necessità quindi ripetere nel tempo una integrazione di grasso.
Ne va da se che, parlando di ingrandimento del seno, di quanto grasso dobbiamo disporre per ottenere un certo volume? E quanti interventi bisogna eseguire per ottenere ciò che desideriamo? A mio parere, sicuramente questa tecnica va benissimo per correzioni dopo mastoplastica additiva (per nascondere quelle brutte piegoline che si intravedono sotto cute, ‪‎effetto‬ rippling, dovute ad una pelle del torace troppo sottile), ma non certo per un aumento del seno

1)perché è un intervento non duraturo nel tempo (riassorbimento del grasso)

2)perché ritengo che la ghiandola mammaria deve essere rispettata nella sua morfologia

3)perché una quantità consistente di grasso non si può impiantare in una sola seduta, ma in più sedute
(‪‎attecchimento‬ del grasso autologo)
Le protesi oggi sono fatte di materiali biocompatibili, protette da una Garanzia a vita(le case produttrici più importanti le garantiscono) ed infine, cosa più importante, le protesi sono alloggiate in una cameretta tutta loro, indipendenti dalla ghiandola mammaria, che può essere studiata agevolmente allorchè ne sorga la necessità. Infine il risultato è definitivo, anche se esso si può modificare nel tempo, con l’invecchiamento e il cedimento fisiologico dei tessuti.

Quindi: 10+ alle protesi mammarie