Vita da consulente tecnico del tribunale

Come ‪consulente‬ ‪tecnico‬ del ‪Tribunale‬ troppe volte mi sono trovata a dover giudicare l’operato di un collega, e troppe volte ho dovuto constatare o che il collega imputato non era un chirurgo plastico, o che il paziente querelante ci “marciava”alla grande, affidandosi al fatto che…sempre qualcosa ne avrebbe ricavato!

Queste sono due questioni che proprio non mi vanno giù.

Nel primo caso, in cui il collega medico non sia un chirurgo plastico, ebbene, la faccenda sarebbe risolvibile se il “non chirurgo plastico” avesse eseguito le procedure correttamente. E allora , tanto di cappello.
Ma se tale collega, non chirurgo plastico, si atteggiasse a tale, eseguendo le procedure (qualsiasi) provocando danni, e allora non solo crea danni al paziente, ma a tutta la classe medica dei chirurghi plastici.

Noi abbiamo una Società che ci difende e ci tutela, la SICPRE ( Società Italiana Chirurgua Plastica Ricostruttiva ed Estetica), e siamo tutti regolarmente iscritti in questo organismo che segue il nostro operato.

E poi ci sono pazienti che ci”marciano”: basta un niente per sporgere querela, perché a dire degli avvocati, tanto poi esce sempre qualcosa! Poi ci sono i giudici, che poverini, non avvezzi alla materia, (e questo capita spesso), emettono sentenze spessissimo a favore di questi soggetti.
Ai voglia che noi periti forniamo argomentazioni documentate a favore del chirurgo operatore…
Non che non accada anche il contrario: il perito non deve essere di parte, deve giudicare e valutare, senza tener conto del ruolo dell’una parte o dell’altra!
Insomma, essere un Consulente tecnico del tribunale, ve lo assicuro, non è semplice!